Viene chiesta la riprogrammazione triennale dei flussi per fronteggiare il fabbisogno di colf e badanti stranieri.
Da una ricerca di Centro Studi e Ricerche Idos, emerge che in Italia servono ogni anno in media 23.000 lavoratori stranieri che si occupino della cura della casa e di assistenza agli anziani e ai bambini. Sono soprattutto le badanti le figure che vengono richieste, a seguito di una popolazione che continua ad invecchiare.
L’Italia necessita di colf e badanti
Se già lo scorso anno sono stati richiesti circa 1.328.000 lavoratori stranieri per l’assistenza familiare, con il trascorrere degli anni questa necessità aumenterà sempre più. I ruoli richiesti sono quelli delle badanti, delle colf e delle babysitter, e l’incremento della popolazione anziana prevede di raggiungere 1.402.000 richieste nel 2025, di cui 687mila per l’assistenza agli anziani.
Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, chiede al governo un intervento con una nuova programmazione triennale dei flussi, “da cui il comparto domestico è rimasto escluso negli ultimi 12 anni”. L’invecchiamento della popolazione “dovrebbe essere preso in considerazione nel sistema di programmazione dei flussi migratori in ingresso nel nostro Paese, al pari delle dinamiche economiche”, afferma.
68mila stranieri per il prossimo triennio
Dal 2023 al 2025, il Paese richiederebbe un fabbisogno di manodopera straniera che oscilla tra i 74.000 e gli 89.000 lavoratori. Sottraendo la quota che verrebbe coperta da lavoratori stranieri comunitari, il fabbisogno non comunitaria sarebbe di circa 57.000/68.000 per l’intero triennio, per una media annua di 19-23.000 nuovi inserimenti dall’estero.
Negli ultimi 12 anni l’Italia ha avuto un numero inferiore alla media di ingressi di per lavoro non stagionale. Si suppone quindi che nel settore domestico, siano stati ogni anno tra qualche centinaia e poco più di un migliaio.
E’ quindi facile vedere come, in questo comparto così a lungo trascurato, i nuovi avviamenti dall’estero siano stati tra le 20 e le 30 volte più bassi del reale fabbisogno. “È il paradosso di politiche del tutto assenti sul piano della programmazione a monte e attive solo su quello della regolarizzazione a valle, così che nel mezzo si è di fatto lasciato ampio spazio al lavoro nero”, afferma Luca Di Sciullo, presidente di Idos.